Che cos’è la Laudato Sì?

Laudato Sì è la seconda enciclica di Papa Francesco scritta nel suo terzo anno di pontificato. Benché porti la data del 24 maggio 2015, solennità di Pentecoste, il testo è stato reso pubblico solo il 18 giugno successivo. Il nome Laudato Sì deriva dal Cantico delle creature di San Francesco, che loda il Signore per le sue meravigliose creature.
L’argomento principale trattato è l’interconnessione tra crisi ambientale della Terra e crisi sociale dell’umanità, ossia l’ecologia integrale. Papa Francesco ha infatti precisato che “non si tratta di un’enciclica verde ma di un’enciclica sociale”.
In concomitanza con la presentazione dell’enciclica, Papa Francesco ha istituito la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato.

I nostri ospiti

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I – Quello che sta accadendo alla nostra casa

Una analisi approfondita del contesto mondiale, una lettura approfondita sullo stato di salute della nostra “casa comune”. È questo il filo rosso che guida la lettura del primo capitolo della Laudato Si’. Papa Francesco sceglie, infatti, di accogliere chiunque si accosti all’enciclica chiarendo, punto per punto, le molteplici criticità che favoriscono l’inquinamento ambientale e condizionano l’esistenza di milioni di persone costrette a vivere in uno stato di povertà assoluta.

La potente immagine di Francesco d’Assisi, fin dalle prime righe del testo, indica l’approccio con il quale il Santo Padre intende accompagnare alla meditazione del testo: la Terra è “come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia” (LS 1)Una madre, dunque, una sorella che lamenta le sofferenze che l’uomo le ha provocato, che protesta perché abbiamo pensato a lungo di essere padroni e dominatori su questo Pianeta, sentendoci autorizzati a saccheggiarlo.

Eppure, continua il Papa, “dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora” (LS 2).

La proposta che l’enciclica avanza è quella di operare una necessaria conversione del modo di pensare la terra e il nostro modo di essere in relazione ad essa. Di grande rilievo, in questo percorso, appare il riferimento alla fede, come ad un plus da cui è possibile attingere: un’aggiunta di significato ulteriore, che affonda le radici nel racconto della creazione, e di responsabilità personale nei confronti di quanto, con amore, è stato creato da Dio.

È solo a questo punto, allora, che quanto potrebbe apparire come ripetitivo e “già sentito” sul tema, trova la sua novità proprio nel confronto con l’attualità. È nel rapporto con la realtà, infatti, che le riflessioni teologiche e filosofiche acquistano un significato nuovo e ridefiniscono, ora più che mai, l’urgenza di un cambiamento di vita, di prospettiva, di abitudini.

C’è un evidente squilibrio tra lo stile di vita degli esseri umani e la natura. L’enciclica sottolinea la chiara differenza tra la naturale lentezza dell’evoluzione biologica e la costante intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro degli uomini. E un sistema perfetto, come quello in cui siamo inseriti, non può sostenere ancora a lungo una così marcata difformità: l’uomo chiede sempre più di quanto la natura riesce a dare e, per questo, si violenta il Pianeta con metodi e interventi per niente rispettosi dell’ambiente. 

A tal proposito, allora, non possono bastare le riflessioni, le letture e i dibattiti sull’inquinamento e sulla salvaguardia del Creato. Siamo già saturi e bravissimi a colmare con le parole le voragini che produciamo con le nostre azioni. L’obiettivo dell’enciclica, sottolinea Papa Francesco, è quello di “di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare”.

Solo dopo aver chiarito gli obiettivi da raggiungere e definito la necessità di una conversione collettiva sul tema, è possibile riconoscere i diversi ambiti che caratterizzano il fenomeno dello sfruttamento delle risorse e dell’inquinamento ambientale che citeremo brevemente di seguito.

Il primo tema ha a che fare con i rifiuti e la cultura dello scarto, espressione simbolica e altamente descrittiva del nostro contesto.

Produciamo tanto, più di quanto abbiamo realmente bisogno, e di conseguenza siamo costretti a smaltire quintali di rifiuti, trasformando il Pianeta in una discarica a cielo aperto: “si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, molti dei quali non biodegradabili: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia” (LS 21).

Si pone, ormai inevitabile, la necessità di convertire il nostro modello economico e di sfruttamenti delle risorse per passare dallo scarto al pieno riutilizzo dei beni. Un modello circolare di produzione consentirebbe di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare.

La seconda questione posta dall’enciclica ha a che fare con l’acqua. Immaginate cosa succederebbe se, un giorno non troppo lontano da questo, non avessimo più acqua. Una possibilità, quella citata, nemmeno così remota dal momento che “le falde acquifere in molti luoghi sono minacciate dall’inquinamento che producono alcune attività estrattive, agricole e industriali, soprattutto in Paesi dove mancano una regolamentazione e dei controlli sufficienti. Non pensiamo solamente ai rifiuti delle fabbriche. I detergenti e i prodotti chimici che la popolazione utilizza in molti luoghi del mondo continuano a riversarsi in fiumi, laghi e mari” (LS 29).

E non possiamo nemmeno fingere di dimenticare la drammatica realtà che già condiziona numerosi popoli del nostro mondo, i quali già non hanno la possibilità di accedere liberamente all’acqua. Un debito sociale che i paesi più sviluppati hanno verso i paesi impoveriti proprio da questo sistema perverso che non tiene conto delle disuguaglianze sociali, ma le favorisce.

Il terzo punto ha a che fare con quelle che il Papa definisce “tombe di cemento”: al centro della riflessione ci sono le nostre città, tutte caratterizzate da una “smisurata e disordinata crescita” tanto da renderle “invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico” (LS 43).

L’enciclica non manca di citare problemi quali la perdita della biodiversità, il deterioramento della qualità della vita umana e degradazione sociale, l’inequità planetaria e la debolezza delle relazioni, fenomeni legati alla violenta impronta che l’essere umano continua a lasciare sulla Terra le cui conseguenze sono, ogni giorno, sempre più irreversibili.

Al centro della riflessione, pur considerando i molteplici aspetti e la complessa composizione del fenomeno ambientale, insiste la considerazione chiave di questo capitolo e dell’enciclica in generale: “tutto è connesso”.

L’espressione sintetizza la certezza che il degrado ambientale, le azioni e gli interventi negativi che continuano ad inquinare e a sfruttare la nostra “casa comune”, rappresentano un vero e proprio boomerang.

Bisogna tenere conto, infatti, che “anche l’essere umano è una creatura di questo mondo, che ha diritto a vivere e ad essere felice, e inoltre ha una speciale dignità, non possiamo tralasciare di considerare gli effetti del degrado ambientale, dell’attuale modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone” (LS 43). 

Effetti che possono essere ritracciati nei fenomeni di esclusione sociale e disuguaglianza, nelle pieghe della frammentazione e dell’aggressività sociale. L’uomo, in sintesi, raccoglie ciò che ha seminato e se, forse, qualche decennio fa non si era pienamente consapevoli delle conseguenze che il nostro sistema sta causando al pianeta, oggi non abbiamo più scuse. Serve una conversione collettiva. È necessario che avvenga immediatamente.

In tal senso, durante l’incontro, si è colta la possibilità di condividere esperienze e riflessioni. Ogni gruppo ha lavorato su uno specifico ambito proposto dal primo capitolo dell’enciclica. Di seguito riportiamo la restituzione dei gruppi.

Inquinamento e cultura dello scarto 

  • Fare attenzione, informarsi e organizzare momenti di sensibilizzazione in merito all’eccessivo spreco alimentare.

La questione dell’acqua

  • Boicottaggio dell’acqua in bottiglia: organizzarsi per evitare di acquistare acqua trattata e imbottigliata in involucri di plastica.
  • Agire concretamente (e subito) per limitare il consumo di acqua e l’utilizzo di prodotti chimici (es. detersivi) che contribuiscono ad inquinare.

Perdita di biodiversità

  • Favorire, in autonomia e stimolando l’amministrazione comunale, la piantumazione di alberi, piante e fiori in tutta la città, vigilando sulla protezione e sulla cura di cui necessitano.

Deterioramento della qualità della vita

  • Contribuire alla realizzazione di città più vivibili: chiedere all’amministrazione comunale di favorire la circolazione a piedi e in bicicletta, anche attraverso la realizzazione di piste ciclabili e aree pedonali.

Debolezza delle reazioni

  • Sensibilizzare la cittadinanza sulle questioni ambientali attraverso la riproduzione di esperienze concrete che facciano leva sulle emozioni (creare attività o situazioni in grado di generare emozioni negative come l’angoscia, la tristezza…).
  • Immaginare progetti e incontri che possano coinvolgere bambini/ragazzi di scuole e parrocchie per trasmettere informazioni e diffondere conoscenza sui maggiori problemi ambientali.
  • Incontro tra generazioni: fare in modo che gli anziani possano raccontare e condividere ai più giovani i ricordi sulle città del passato e sui cambiamenti, peggiorativi, causati dallo sviluppo disordinato dei territori.

II – Il vangelo della creazione

Buonasera a tutti voi. Un grazie per questo invito che ho molto gradito, tra l’altro in questo periodo per la pandemia siamo stati un po’ tutti bloccati e non è che abbia potuto incontrare persone o altro, e quindi grazie perché è uno dei primi incontri quest’anno che faccio ed è bello proprio incontravi qui in chiesa,perchè il discorso che sentirete questa sera vi potrà sembrare di economia, di politica, ma dobbiamo iniziare a capire questa cosa: che o orientiamo la nostra fede alla vita, alla realtà, altrimenti con la nostra vita religiosa diremo chiacchere, ma non diremmo nulla. Ecco perchè Papa Francesco, prima di essere un Papa, penso sia un profeta che Dio ci ha mandato. Ha avuto un coraggio enorme a scrivere [queste encicliche]. Non avete idea che razza di guaio c’è contro quest’uomo. C’è una guerra finanziata dall’estrema destra di tutto il mondo contro il Papa. Son pochissime le parrocchie che lo stanno facendo. La Laudato Sii è più conosciuta dagli atei e nelle università che dalle parrocchie. Non avete idea di che razza di problema abbiamo in Campania; guardate che la Campania è la punta dell’iceberg del problema ambientale. 

Permettete di fare una seconda premessa: quanti sono coloro che sono sotto i 30 anni?

Ascoltatemi bene. Ritengo, a 83 anni, che la mia generazione è stata tra le generazioni più maledette della storia  perchè nessuna generazione come la mia ha violentato la terra come  coloro che sono nati dopo la II guerra mondiale. A questi ragazzi noi consegniamo un mondo malato. A voi ragazzi, dico una cosa:so che vengono personalità a scuola che vi dicono che siete il futuro del mondo: mandateli a quel paese! Il futuro non esiste,ricordatevi che siete l’unico presente  che viviamo e toccherà alla vostra generazione ripensare radicalmente tutto se vogliamo che homo sapiens sopravviva su questo pianeta che non ci sopporta più. La stessa pandemia ci dice che stiamo impedendo al pianeta di respirare. O si cambia o si muore. Non c’è più tempo!

Permettemi un’altra premessa importante: la prima parola che Dio ci dona non è quella che leggiamo in chiesa. Qual è?abbiamo la Bibbia, la Parola di Dio, ma c’è un’altra parola che Dio ci ha dato prima della Bibbia: Il creato! Pensate che Sant’Agostino dice che la prima Bibbia che Dio ci ha dato è il Creato. Guardate che se non recuperiamo questo sguardo contemplativo a quello che ci sta attorno non se ne esce fuori, c’è bisogno di un cambiamento radicale prima a livello culturale. L’Occidente ha massicciamente fatto sì che il nostro cervello ragioni in termine di profitto economico. Una parola che i politici usano nel discorso sull’ambiente è crescita, eppure noi non siamo infiniti, non siamo Dio! Un testo scritto in America Latina dice che l’atteggiamento ecologico e radicale implica una critica ai fondamenti naturali dell’Occidente, contesta il primato assoluto che diamo all’aspetto economico e materiale per misurare la felicità ed il progresso. Seconda è la fede nella possibilità e  nella crescita costante. E poi, terza, la convizione che la tecnologia e la crescita possano risolvere tutti i problemi. Per Papa Francesco una delle parole chiave dell’enciclica è: Tutto è in relazione con tutto, tutto è connesso. Pensate che oggi la fisica quantistica ci ribadisce che non esiste neanche la materia, è tutto energia. Che razza di cammino ha fatto il Signore per regalarci il pianeta. Recuperare lo sguardo contemplativo verso la natura significa capire che la crescita di un albero è un miracolo. I miracoli li abbiamo dalla mattina alla sera! Dobbiamo aprire gli occhi.

Entriamo nel problema stesso. Tutto è assurdo e siamo in un mondo  assurdo. 

Da dove viene questo “non c’è più tempo”, questo mondo così assurdo che stiamo creando? Questo è frutto di un sistema, anzi – essendo a Napoli – uso il termine “o Sistem”. È un sistema economico-finanziario mondiale dal ’45 fino agli anni ’80 dove c’era una supremazia economica multinazionale. Dagli anni ’80 è la finanza a prendere il sopravvento, oggi si parla di finanziarizzazione dell’economia. Se vi guardate tra i primi dieci uomini più ricchi del mondo, quattro sono coloro i giganti del web. Notate come chi fa circolare le notizie ha la ricchezza in mano.

Il sistema economico-finanziario è tale che comandano le banche. Questo sistema fa sì che pochi abbiano sempre di più e molti abbiano sempre di meno, così salta la classe media. Questo sistema economico-finanziario impoverisce sempre più le persone. Per farvi capire la sproporzione, Il 10% della popolazione mondiale consuma da sola il 90% dei beni di questo mondo, e lo fa sistematicamente e chiaramente avete sempre più persone che hanno sempre di meno, praticamente ogni 12 secondi muore un bambino per fame. E pensare con tutti il cibo che abbiamo. Sapete quanto cibo buttiamo? 2600 miliardi di tonnellate di cibo sprecato. Con tutto il cibo che buttiamo potremmo sfamare tutti, basta condividerlo, di cibo ce n’è! Che razza di problema! La situazione a Sud del mondo è spaventosa. Pensate che in Africa oggi vivono nelle baraccopoli 200 milioni di persone. Questa è la realtà entro cui viviamo, e questo è “O Sistem”. La grande domanda viene spontanea:  com’è possibile che le persone non si ribellano? Cosa blocca i popoli dal ribellarsi?  È importante riflettere per tradurre la Parola in termini concreti. La mia conclusione è che il 10% non può continuare a papparsi il 90% dei beni se non avessero le armi, questo 10% del mondo è armato fino ai denti. A livello mondiale abbiamo speso qualcosa come 1981 miliardi di dollari di armi, quest’anno arriveremo a 2000 miliardi di dollari, con una media di circa 4 milioni di dollari al minuto. 

[Quando il governo del kenya ha visto le baraccopoli – una collina dove sono accatastate centomila persone, la “sardinizzazione dei poveri” –  è arrivato il governo coi bulldozer buttando le baracche per fare una strada non per la gente, ma fatta per l’esercito].

Con le nostre armi facciamo guerra per ottenere risorse che l’Europa non ha. In italia abbiamo speso per le armi 27 miliardi di euro, soldi che hanno tolto alla scuola, alla salute pubblica.[ La politica italiana la fa l’Eni – il titolo ufficiale del ministero degli esteri è ministero degli affari esteri, dove fanno i loro affari. La guerra italia-libia del 2009 ne è un esempio limpido. Gheddafi, amico intimo di Berlusconi,  depositò 25 miliardi nella banca Unicredit. Cosa è successo dopo? È stato ammazzato  come un cane per il petrolio. Cosa fa appetito in congo per il coltant per i telefoni, il litio e cobalto per le auto elettriche. Le armi servono a difendere i nostri interessi. Il medio oriente è stato sventrato, in Iraq ad esempio, con una guerra costruita da bugie creando questo disastro incredibile. Un sistema economico-finanziario militarizzato.]

Arriviamo così al problema ecologico: “ O sistem” pesa sull’ecosistema. Ci dimentichiamo che altrettanto l’esercito e le armi costituiscono un enorme peso sull’ecosistema perchè  questo 10% del mondo ha bisogno di energia con petrolio e carbone, producendo l’anidride carbonica che stanno creando attorno all’atmosfera una coltre che fa surriscaldare la terra. Negli Stati Uniti l’agenzia che usa più petrolio è l’esercito, il pentagono. Tutto ciò sta facendo saltare il pianeta terra che andrà avanti senza di noi, che non ci sopporta più. La terra sopporta sempre di meno la presenza di homo sapiens che è diventato homo bellis. Siamo impazziti. È follia collettiva. 

Ecco perchè Papa Francesco ha avuto un coraggio pazzesco a scrivere questa enciclica. Sentite quello che dice al n.59 della Laudato Sii :

”Questo  comportamento  evasivo ci serve per mantenere i nostri stili  di vita,  di produzione  e di consumo. È il modo  in cui  l’essere umano si  arrangia per alimentare  tutti  i  vizi  autodistruttivi:  cercando di non vederli,  lottando  per  non riconoscerli, rimandando le  decisioni importanti, facendo come  se nulla fosse.” 

facendo come se nulla fosse: è pure follia, è questione di vita o di morte. Guardate, è a tutti l livelli: ma si poteva inventare Draghi il Ministero della transizione ecologica – termine nato dal gesuita francese Gael Giraud che lo usa in un libro. Questo termine lo ha preso Draghi e ha messo a fare il ministro Cingolani. Da dove viene Cingolani? Da FinMeccanica, dalla produzione di armi, è un produttore di armi. Ma È mai possibile un ministro della transizione ecologica produttore di armi? Ci stiamo letteralmente prendendo in giro perchè ci sta saltando tutto. La paura degli scienziati è che si inneschino nell’atmosfera fenomeni tali che non si potrà tornare più indietro, per cui ci danno dieci anni per salvarci, anzi sarebbero otto adesso. O riusciremo ad uscirne fuori completamente o in buona parte dall’uso di carbone o di petrolio, è l’unica maniera. Non avete idea di quello che sta accadendo, dei disastri che racconta Papa Francesco in questo II Capitolo e riguardano inquinamento, rifiuti,la cultura dello scarto, del mondo come deposito di immondizia, dell’incapacità delle industrie di riutilizzare i rifiuti, anzi, non tiene conto dei costi ecologici. Non c’è ancora un modello circolare, una produzione che garantisca risorse per noi stessi e per le generazioni future. Pensiamo solo a noi stessi: c’è grande concentrazione di gas serra e combustibili fossili che producono disastri come la deforestazione. Pensate che Il 18% dell’ossigeno mondiale viene viene dall’Amazzonia. Ci stiamo tagliando i nostri polmoni. Papa Francesco a proposito parla di distruzione degli ecosistemi a causa del sistema economico-finanziario militarizzato. Una conseguenza di questo è che la gente deve scappare da certe zone di guerra, come nella II Guerra mondiale. Tutto questo sta pesando sull’ecosistema, ecco il problema del surriscaldamento del sistema terra con punta di temperatura attorno ai 50° in Sicilia; pensate la zona sahariana, da lì i contadini devono scappare. Ma mai possibile che 500 milioni di persone in Europa  non riescono ad accogliere le persone che ci chiedono asilo? Abbiamo dato 6 miliardi a Erdogan (presidente della Turchia) per trattenere in Turchia 3-4 milioni di siriani ed afghani in fuga, come cosa l’Unione Europea fa in Libia trattenendo i migranti lì permettendo i “lager” di cui parla il Papa. Questo sistema vale anche per altri paesi come gli Stati Uniti, Canada e Australia. Che mondo assurdo. 

È tutto un sistema, anzi, è tutto“o sistem” .Uno degli elementi essenziali di questo disastro è l’acqua.  La scienza ci dice chiaramente che tutta la vita su questo pianeta è nata dall’acqua, anche noi uomini nasciamo nell’acqua nel seno di una donna, al 70% siamo acqua nel nostro corpo! Sta saltando la madre della vita. Le ultime statistiche fanno paura: non soltanto perchè si sta inquinando l’aria, ma perchè l’Italia entro il 2040 avrà meno 50% di disponibilità idrica, faremo già in Italia la guerra sull’acqua. Ed ecco perchè col centro missionario lotto per l’acqua. L’acqua è un diritto fondamentale, sull’acqua ci giochiamo tutto. Pensate che stiamo andando su Marte per vedere se c’è una goccia d’acqua. Noi la stiamo mettendo in pericolo l’acqua e di acqua potabile ne abbiamo pochissima.  

 Sentite quello che dice al n.30 :

“Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a  privatizzare  questa  risorsa  scarsa, trasformata in merce  soggetta  alle  leggi  del  mercato. In realtà, l’accesso  all’acqua potabile e  sicura è  un diritto umano  essenziale, fondamentale e  universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani.  Questo  mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua  potabile, perché  ciò  significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità.”

Per cosa è usato il diritto alla vita in ambito cattolico, nella morale ? Per la bio-etica (aborto, eutanasia). Il Papa lo usa per l’acqua, diritto alla vita! Ed è per questo che abbiamo fatto la campagna refendaria per non far diventare un profitto l’acqua, non si può fare profitto sull’acqua. Dopo dieci anni, tradimento totale dei partiti. A noi che stiamo al Sud: Il PNRR accorda 4,3 miliardi. È una bazzecola, per favore! Vogliono farci il ponte di Messina, Perchè non risolverci il problema delle condutture di acqua che perdono il 40-50%? 4 miliardi sono pochissimi. Nel PNRR sta scritto che non siamo in grado di gestire la nostra acqua. Balle! Capite che razza di problema ci sta sotto. Guardate che a Chicago l’acqua è gia quotata in borsa. Ma non si può fare della vita una merce. Abbiamo mercificato tutto ed abbiamo perso lo sguardo contemplativo. L’acqua nostra viene gestita da aziende private. 

In conclusione volevo soltanto menzionare il problema dei rifiuti, ma soprattutto lo smaltimento. Non sono solo i rifiuti provenienti dal nord, ma anche i rifiuti della nostra industria campana che finiscono per essere sepolti. Stiamo avvelenando il nostro terreno, e poi cosa mangiamo?  I prodotti sulla nostra tavola sono avvelenati. Ci stiamo uccidendo con le nostre mani. È uno degli aspetti a cui lavorare seriamente e da porre ai consigli comunali. 

C’è anche il problema personale: pensate che il Papa nell’enciclica parla di un’educazione alla responsabilità. Troppa plastica, nel mare c’è più plastica che pesci. Ridurre il consumo di acqua,differenziare i rifiuti e tocca ai comuni e deve diventare una politica, l’incenerimento produce altre biossine . Cucinare solo quanto possibile, pensate quanto cibo buttiamo via; trattare con cura gli altri esseri viventi, siamo terrestri anche noi; usare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo; piantare alberi, spegnere luci inutili e piantare alberi. Riutilizzare e non disfarsene rapidamente. Partendo da motivazioni questo è un atto di amore che esprime la nostra dignità. Io come comunità cristiana – chi mai si confessa del peccato contro l’ambiente? mi confesso contro il peccato ambientale? Chiedere nei tempi forti come la Quaresima o l’Avvento perdono per l’ambiente ferito. Queste cose diventano le piccole cose estremamente significative.   

Un missionario andato in Guatemala che mi ha raccontato di un ragazzino che ha chiesto perdono a Dio perchè ha strattonato un albero. Guardate che delicatezza questo ragazzo: è necessario un cambiamento spirituale come Chiesa per tradurre la fede nella realtà concreta di oggi. 

Da cristiano, è possibile far entrare l’enciclica Laudato Sii nella catechesi, spiegando cos’è una foglia, cominciare ad allenare la bellezza che ci sta attorno! 

III – La radice umana della crisi ecologica

Quando il Papa ci ha fatto questo dono, il 24 Maggio 2015, quando ha dato al mondo questa enciclica “Laudato Sii”, tante persone hanno pensato che fosse un’enciclica sull’ambiente; e questa è stato il primo grande abbaglio. Non è un’enciclica sull’ambiente, ma è un enciclica sull’uomo. Il Papa non ha parlato dell’ambiente, ma dell’uomo. Proprio stasera dovremmo affrontare il capitolo 3. Il Papa si pone questa domanda: le cose nel mondo non vanno bene. Una volta in televisione uno scienziato mi chiese: “padre, ma lei sa quanto è grande l’isola di plastica in mezzo all’oceano?”. Dico sì, è grande quanto la Francia, e Lui mi rispose dicono tutti quanti così, è grande quanto la Francia in superficie, ma in profondità? […]

 

Il Papa ci dice : i nostri mari li abbiamo riempiti di plastica, i nostri terreni li abbiamo riempiti di monnezza. Pensate adesso a Fratta quanta benzina si sta consumando. E questo è un problema legato alla guerra in corso e che inquinamento si sta ottenendo. Il Papa ha scritto questa enciclica e tutti pensavano che fosse sull’ambiente, niente di più sbagliato. È un’enciclica sull’uomo. Non ci sono due crisi distinte, c’è una crisi ecologica e antropologica. Il Papa , il 27 Marzo 2020, in una piazza san Pietro vuota, esordì dicendo: pensavamo di essere sani in un mondo malato. Niente di più sbagliato. Se avveleniamo il mondo, il mondo avvelena noi. Signori miei, siamo l’acqua che beviamo ed il cibo che mangiamo; se siamo così stupidi da andare ad avvelenare il mondo, poi quell’acqua la beviamo noi, cosa volete?[…]

Ed ecco la guerra, la pandemia. Se il mondo muore, ci trascinerà con sé nella tomba. Guardate, quando abbiamo cominciato con un medico illuminato mi domandavo : è vero sì o no che nella nostra terra si muore più che altrove, è vero o no? Perché se non è vero, non ci possiamo permettere il lusso di allarmare il popolo; ma se è vero, non ci possiamo permettere il lusso di tacere, saremmo veramente complici. Abbiamo per anni alzato la voce, ed io continuavo a dire: devono dirlo i medici. Dal punto di visto medico devono parlare i medici, come dal punto di vista politico i politici. Il Papa qui ha detto che finché nella società civile non costringerà il mondo politico a fare il proprio dovere sull’ambiente, non sarà mai possibile un contrasto ai danni ambientali. Questo perché gli interessi sono tanti. […]

Dobbiamo calare quest’enciclica in questo territorio. A Taranto, all’ILVA,  ricattano le persone. Gli dicono: cosa vuoi fare, vuoi rimanere disoccupato? Una persona con un mutuo, una famiglia, cosa deve fare? È un ricatto disumano. Non possiamo chiedere alla gente di lavorare di un lavoro che fa morire o non lavorare, ma morire di fame. Noi non abbiamo l’ILVA, ma le conseguenze. Nella nostra terra entrano in ballo le stese. Questi buffoni si stanno combattendo la loro guerra qui, a Frattaminore ed a Frattamaggiore. E noi facciamo finta di non vedere finché un bambino che potrebbe fare la fine di Annalisa Durante a Forcella, di 14 anni, che finì perché per ammazzare il figlio del boss di Forcella, ammazzarono lei. E vi ricordate Noemi? Adesso ha 7 anni, aveva 4 anni quando fu colpita da un proiettile a Piazza Nazionale, adesso la bambina è stretta in un busto di tre anni e quando è il tempo è brutto non può uscire. E noi facciamo sempre finta di non vedere. Tutti quanti, perché conviene. A volte si tratta di omertà, di paura, a volte di strafottenza all’ennesima potenza…Noi la camorra ce l’abbiamo nel DNA, perché tutte le volte che una persona si prende un diritto che non ha, lo sta rubando a qualcun altro. Abbiamo chiesto ai sindaci a Frattaminore di liberarci i marciapiedi, per far camminare i pedoni. Questo c’entra, perché se una persona non può camminare sul marciapiede, può essere investita. E noi allora a gridare: Dio dove sei? Non abbiamo il diritto di dire dove sei, ma Lui ha il diritto di dire dove sei, dove siamo stati. 

Sembra che il Papa conosce bene le dinamiche che ci sono dietro al danno ambientale. Allora qui nella nostra terra, passata come terra dei fuochi. Gesù quando parlò delle beatitudini disse: beati voi quando vi perseguiteranno e , mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi(Matteo 5, 11-12). E proprio Gesù ha detto: guai a voi quando tutti parleranno bene di voi. Non è possibile che tutti parleranno bene di voi, perché se tu prendi posizione a favore della verità, chi vive nella menzogna non ti deve volere bene. 

E voi pensate che una persona che si sta impegnando può essere mai amata da questa gente? Anni fa, quando eravamo nel pieno della battaglia, la prefettura dice: ma cosa sta succedendo? Ed ha mandato un documento ai sindaci del nostro territorio facendo controllare cosa brucia in questi roghi. Controllate nelle officine.. perché dovrebbero bruciare i copertoni?

Quando andiamo a cambiare i copertoni, paghiamo già lo smaltimento per il copertone vecchio. Poiché la maggior parte dei copertoni che andiamo a comprare sono venduti illegalmente, abbiamo il copertone ed il vecchio cosa ne fa? Li accumula, da dieci euro ad un fratello rom e questo li porta in campagna e li brucia. Vanno a controllare in un’officina a Caivano, ed il titolare riceve una bella multa. Questa persona si lamenta… e cosa fa il comandante dei vigili? Dice di andare dal parroco del Parco Verde, perché lui sta facendo tutto questo rumore. La persona venne in parrocchia e mi voleva rompere la faccia. Gli dissi che aveva ragione lui, ma di non spaccarmi la faccia perché ce ne ho solo una! 

Adesso si allarga al discorso ed arriviamo al discorso della camorra della nostra terra: nell’inquinamento nostro c’entra il clan dei casalesi. Tante cose sono venute a galla grazie ai pentiti. 

Torniamo al capitolo 3. Il Papa ha detto: Signori,” A nulla ci  servirà descrivere  i sintomi,  se non  riconosciamo la radice umana della crisi ecologica. Vi  è un modo  di comprendere la  vita e l’azione umana  che  è  deviato  e  che  contraddice la  realtà  fino al punto di rovinarla.”(Laudato Sii 101) . Quando andiamo dal medico non andiamo con la diagnosi, a  noi spetta raccontagli i sintomi. Se la diagnosi è esatta ,la cura fa effetto; se è sbagliata, più medicinali ci prendiamo più stiamo male. Il Signore ci doni medici che abbiano scienza e coscienza. Mai l’uno senza l’altro. 

A un certo il Papa fa notare come tante persone del mondo ecologista si impegnano veramente per un mondo più sano, e poi sono favorevoli all’aborto(confronta Laudato Sii 136). Cosa c’entra? La radice è sempre la stessa. Se non ho rispetto della vita nascente, ma come posso avere rispetto di un albero? Pensate che nel 2021 sono stati praticati 42 milioni e 600mila aborti. Madre Teresa di Calcutta disse quando vinse il premio Nobel per la Pace: non risolveremo mai il problema della guerra se non risolveremo quello dell’aborto. Se noi spegniamo la pietà nel cuore, non possiamo nemmeno immaginare dove andremo a finire. Dio non voglia che questa guerra si protrarrà per settimane. Andando verso la Pasqua, i giornali ne parleranno sempre di meno e , ahimè, a questa guerra ci avremo fatto già l’abitudine. È terribile, diceva Dostoevskij che l’uomo si abitua a tutto e noi ci abituiamo pure a questo.  È strano che tanta gente parla dell’ambiente ma sono favorevoli all’aborto? È la radice umana il problema.

Poi parla del lavoro: la maggior parte dei roghi tossici che bruciano sono nocivi, è monnezza dell’industria. Un conto è smaltire l’immondizia urbana, un conto è smaltire i rifiuti speciali, l’amianto. Per anni ci hanno detto di non allarmare le persone. Sapete che si può essere denunciati per falso allarme. Finalmente, a Febbraio 2021 per la prima volta l’Istituto superiore di sanità ha detto che è vero, in questa terra si muore più di cancro. Quando muore tuo figlio, la guerra è già persa per quelle mamme che hanno perso i figli piccoli, la guerra è già persa. Anche se è uscita questa notizia, è passata in sordina, in un trafiletto. 

Il Papa ribadisce come la questione dell’ambiente è una questione non esterna, ma interna all’uomo, nel cuore dell’uomo. Nucleare si, nucleare no, la domanda è un’altra: voi vi rendete conto di cosa significa lasciare queste centrali nelle mani di un pazzo? Forse questa guerra ci fa riflettere su questo. C’è il problema delle scorie attive per migliaia di anni. Qualcuno dice che si possono mettere nel cuore delle montagne. Come dice il Papa, il problema sta sempre nell’uomo, alla fine.  Dare il potere nelle mani di una persona è terribile. La storia si ripete perché il cuore dell’uomo è sempre lo stesso. Forse adesso abbiamo cambiato abbigliamento, mentalità, però una cosa non cambierà mai: il cuore dell’uomo. Se una persona è un ladro e diventa consigliere comunale, continuerà a rubare. È l’uomo al centro della questione. Il papa poche settimane fa ha detto che tante persone amano gli animali, e si rifiutano di amare gli uomini. Per non sbagliare, dovete sempre mettere l’uomo al centro. Da quando abbiamo cominciato ad essere umani? In quel piccolo puntino, diventato feto, neonato, ragazzo, padre, nonno, e poi nella morte fa l’ultima trasformazione. Sono le grandi domande che stanno all’orizzonte, che riguardano la vita e la morte. Affrontiamo questi problemi veri. Chesterton dice che la chiesa ha i suoi dogmi, come ognuno ha la sua ossatura. I dogmi della chiesa sono la sua ossatura, quella parte di verità che possiamo approfondire, studiare, ma non eliminare. La chiesa cosa dice riguardo alla vita? La chiesa fa da luce, da binario. La chiesa dice che la vita umana inizia nel primo istante e finisce con la morte naturale. La seconda causa della morte degli adolescenti sono i suicidi. Se tanti hanno scelto questa strada drammaticamente dolorosa, forse volevano  che li guardassimo, forse aspettavano una risposta che non abbiamo dato. Nel momento in cui questa proposta diventa legge, ed un giovane ci chiede di aiutarlo a morire, noi cosa faremo? Lo aiuteremo a morire. Queste sono le grandi sfide che ci aspettano ed è bello esserci. Per consigliare, stimolare, critica e, perché no, per applaudire quando si fa una cosa buona. Coloro che abbiamo votato devono sapere che possono essere applauditi come fischiati. Se il nostro Occidente avesse tenuto un poco di mira a Putin, forse tante persone innocenti non sarebbero morte. 

Prima di andare fuori, arriviamo alle radici. Se una radice è marcia, farà i frutti marci; e quindi l’egoismo che farà il lavoro nero, che diventa aborto. Avere il linguaggio chiaro su queste situazioni, attenzione a non spegnere la pietà nel cuore delle persone. 

Torna la domanda sul senso della vita, e di conseguenza la domanda sul senso della morte. 

Cos’è la stesa? Arrivano 5,6,7 motociclette vestiti di nero. Sono armati di pistole e non vanno per uccidere qualcuno, ma sparano in aria, seminano il panico e poi scappano via. In questo modo hanno ottenuto che la gente è terrorizzata e per dire che adesso comandano loro. I bambini sono terrorizzati, ed in questa stesa ci può scappare il morto innocente.

IV – Un’ecologia integrale

Non parlerò io, ma il Papa. Il cartello qui a fianco (“non c’è più tempo) è fatto soprattutto per noi, per la nostra condizione catastrofica in cui ci troviamo. La catastrofe avvenuta in questi decenni è in buona parte irrimediabile; ciò che è stato cancellato è stato cancellato per sempre, come le risorse idriche. Quando le falde acquifere vengono inquinate, si parla di recuperarle nell’ordine di millenni. Così come la grande colata di cemento in cui non c’è distinzione tra Caserta e Napoli, non c’è distinzione tra Capua e Santa Maria a Vico. I politici degli anni ’90 la chiamavano “la città continua” e se ne vantavano; tanto continua che quando circolavo in queste zone, chiedevo e la risposta di alcune cittadini era che non sapevano se erano ad Orta di Atella e Succivo. La nostra condizione è quella della catastrofe soprattutto in queste nostre terre. 

LS 137: Dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale, propongo di soffermarci adesso a riflettere sui diversi elementi di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali.

Il Papa guarda tutte la realtà, ma guarda anche la nostra condizione. L’ecologia , secondo il Papa, deve essere integrale: in passato alcuni assessori all’ecologia si occupavano solo di alberi e di spazzatura: no, si devono occupare di tutto! È un’ecologia integrale che comprende non solo l’ambiente, ma le dimensioni umane e sociali. Il papa suggerisce che l’ecologia si occupa dell’ambiente nelle sue dimensioni umane-sociali. Mai restringerlo, l’ecologia va sempre allargata alla dimensione ambientale, economica e sociale: così dovrebbe essere l’assessorato recluso all’ambiente

  1. ECOLOGIA AMBIENTALE, ECONOMICA E SOCIALE

LS 138.:L’ecologia studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano. Essa esige anche di fermarsi a pensare e a discutere sulle condizioni di vita e di sopravvivenza di una società, con l’onestà di mettere in dubbio modelli di sviluppo, produzione e consumo. Non è superfluo insistere ulteriormente sul fatto che tutto è connesso. Il tempo e lo spazio non sono tra loro indipendenti, e neppure gli atomi o le particelle subatomiche si possono considerare separatamente. Come i diversi componenti del pianeta – fisici, chimici e biologici – sono relazionati tra loro, così anche le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere. Buona parte della nostra informazione genetica è condivisa con molti esseri viventi. Per tale ragione, le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà.

Si trattano qui le relazioni. Esige a fermarsi a pensare e discutere. Che proposito impegnativo per i nostri politici!  Né pensano ne discutono. Sono schiacciati sull’immediato presente e non hanno idea di quello che accadrà domani. La nostra condizione non riguarda solo la vita, ma la sopravvivenza; siamo dei sopravvissuti. La nostra area geografica è investita da un’incidenza di patologie le cui conseguenze si vedono nell’aumento dei funerali in chiesa. Questa sopravvivenza è acuita dall’assenza delle prevenzione e dell’assistenza sanitaria. La prima chiave di volta dell’ecologia integrale è la prevenzione. Siamo schiacciati solo sulla terapie, ma si può evitare di ammalarsi, come? Con la prevenzione. Ma in questa regione non si attua questa prevenzione. Innanzitutto la prevenzione è un ostacolo per il profitto: se io faccio prevenzione, ci saranno meno ammalati. Se il mio scopo è curare- cioè guadagnare – non posso fare prevenzione. Nella nostra regione abbiamo delegato la prevenzione ai privati. Tutto questo è congegnato affinché possano lavorare i privati, dunque ci vogliono malati. Siamo una regione dove l’assistenza sanitaria è sospesa ogni mese. Siamo rassegnati a questo. Non si tratta solo delle patologie lievi, ma anche di malattie oncologiche. Chi può pagare, paga; chi non può pagare, aspetta: e chi aspetta, muore. Mortalità maggiore in Campania, sebbene incidenza tumorale è minore rispetto al Nord. Siamo meno curati.  

Quello che possiamo avviare come comunità parrocchiale è in supplenza delle comunità civili, perché questo discorso si dovrebbe fare nell’aula del consiglio comunale; lì ci si dovrebbe chiedere: quali sono le condizioni di sopravvivenza di Frattamaggiore?

Queste sono condizioni di sopravvivenza che chi è adulto avvertono relativamente, ma i ragazzi si convincono che il mondo è così. Quando ci fu la crisi della spazzatura nel 2005-2006, allora mia figlia aveva 5-6 e cominciava ad uscire. Un giorno la portai con me a Padova. Uscimmo dalla stazione e la bambina disse : “papà, ma qui non c’è la spazzatura!” La spazzatura faceva parte del paesaggio oramai per lei, fare lo slalom tra i sacchi della spazzatura era normale. Pensava che il mondo fosse così; lo vede diverso, si meraviglia.

Per cui: tutto è connesso! La cava dei colli tifatini – perché tutto è connesso – a parte il danno respiratorio, procura la scomparsa delle colline, cambia del clima facendo aumentare la temperatura; ci accende il condizionatore, chi può; chi non può ed è un soggetto cardiopatico, muore. Attraverso l’abbassamento di una collina attivo un processo che arriva all’esaurimento delle risorse naturali.

Inoltre, nelle nostre terre si continua a costruire, e l’incidenza delle case vuote è enorme. È un’insensatezza come coloro che continuano ad accumulare bombe atomiche, ma questo risponde alla logica dei commercianti di armi. Lo vediamo adesso con la guerra catastrofica. Tutto è connesso, la guerra non sta solo lì e ci riguarda. Colpisce perfino i produttori di uova di pasqua, perché non stanno arrivando i fogli coi quali si rivestono le uova. È tutto così connesso che a volte non ce ne accorgiamo nemmeno perché non ci fermiamo a pensare e discutere. Per pensare e discutere non si deve vedere le de filippi, quello serve a non pensare. 

Dobbiamo guardare la realtà in modo più ampio. Non si risolve tutto coprendo una buca, ma non è questo il problema. Un certo localismo ci fa credere che tutto sia fermo ai nostri confini. Le cose sono molto più complesse. L’ecologia e l’ambiente non possono essere ristretti soltanto all’alberello, ma alla relazione natura-società, ma non si parla né di natura né di società in questo regime di sopravvivenza.  

L’inquinamento non è un cataclisma improvviso. Quando le società petrolifere vanno a scavare in Basilicata, territorio tra i più fragili e ricchi di acqua preziosa, stanno sconvolgendo gli strati della terra e sono stati causa di terremoti. Occorre un’analisi della società, nella sua economia e nel suo funzionamento. Le discariche aperte nelle nostre zone non sono un cataclisma: dietro ci sono modi di comprendere la realtà. Se la società è bloccata in modo che guardiamo alle amministrazioni locali e i rappresentanti in Parlamento, possiamo dire che non si fermano né a pensare né a discutere. Avremmo l’arma del voto, ma tanti cittadini vi hanno rinunciato. 

C’è una sola e complessa crisi socio-ambientale. Sbagliano quando vogliono farci credere che ci sia solo una crisi ambientale. C’è una crisi socio-ambientale perché questo è stato il risultato di una società che ha preferito far parte di quella di area grigia che non è camorra, ma ha la mentalità camorristica. La soluzione non è la galera, ma una nuova mentalità che assume questa responsabilità. Questo documento parla a ciascuno di noi, soprattutto qui. La nostra è una condizione di sopravvivenza. 

LS 140: A causa della quantità e varietà degli elementi di cui tenere conto, al momento di determinare l’impatto ambientale di una concreta attività d’impresa diventa indispensabile dare ai ricercatori un ruolo preminente e facilitare la loro interazione, con ampia libertà accademica. Questa ricerca costante dovrebbe permettere di riconoscere anche come le diverse creature si relazionano, formando quelle unità più grandi che oggi chiamiamo “ecosistemi”. Non li prendiamo in considerazione solo per determinare quale sia il loro uso ragionevole, ma perché possiedono un valore intrinseco indipendente da tale uso. Come ogni organismo è buono e mirabile in sé stesso per il fatto di essere una creatura di Dio, lo stesso accade con l’insieme armonico di organismi in uno spazio determinato, che funziona come un sistema. Anche se non ne abbiamo coscienza, dipendiamo da tale insieme per la nostra stessa esistenza. Occorre ricordare che gli ecosistemi intervengono nel sequestro del biossido di carbonio, nella purificazione dell’acqua, nel contrasto di malattie e infestazioni, nella composizione del suolo, nella decomposizione dei rifiuti e in moltissimi altri servizi che dimentichiamo o ignoriamo. Quando si rendono conto di questo, molte persone prendono nuovamente coscienza del fatto che viviamo e agiamo a partire da una realtà che ci è stata previamente donata, che è anteriore alle nostre capacità e alla nostra esistenza. Perciò, quando si parla di “uso sostenibile” bisogna sempre introdurre una considerazione sulla capacità di rigenerazione di ogni ecosistema nei suoi diversi settori e aspetti.

 

Bisogna determinare l’impatto ambientale, oltre ai finanziamenti. Se per fare una cosa, penso solo ai finanziamenti, devo pensare poi ai posti al cimitero. Non come è avvenuto a Taranto che per le emergenze archeologiche sarebbe una delle più belle. Hanno pensato di metterci un’acciaieria. Le conseguenze della ceneriera sono un numero elevato di morti infantili nel quartiere a ridosso dell’acciaieria. Come è stato possibile ciò? Come è possibile barattare dei posti di lavoro con la vita delle persone? Avere questa alternative assurda: O la fabbrica oppure niente. Questo è gravissimo: non si può lavorare per morire. Hanno addirittura modificato le leggi che non permetterebbero ciò, sospendendole per mantenere l’acciaio. Non è moralmente accettabile. Non è possibile ricollocare diecimila lavoratori? Una persona ricoverata per tumore quanto ci costa? Come Stato ci perdiamo perché dobbiamo assicurare tali terapie. 

Il Papa è costretto a scrivere perché altri non ci pensano; è costretto a fare un lavoro di supplenza perché non se ne occupa lo Stato. Che il Papa intervenga su queste materie, è giustissimo: che nessuno lo faccia, è grave.  Quando il Papa si occupa del lavoro nero, l’aspetto grave è che il Papa se ne deve occupare in perfetto silenzio quando lo dovrebbero fare la politica e i sindacati. È possibile che il lavoro nero sia la quotidianità delle nostre terre e che tutto questo è assunto come totale rassegnazione. Quando una persona lavora a nero per 20 euro al giorno, non gli puoi più parlare di politica, di Costituzione, di diritti: non ti crederà, perché si sente schiavo. Ci avviciniamo alla Pasqua e parliamo di Cristo nostra Pace e liberatore della morte; questa liberazione dalla morte è contraddetta da tale realtà di schiavitù da lavoro a nero. 

Ci deve essere una capacità di rigenerazione; ma a ciò che non si può rigenerare cosa succederà? Nei nostri terreni colati di cemento, non ci potrà essere rigenerazione. Queste persone sono doppiamente colpevoli perché questo terreno nei millenni passati è stato sottoposto a continue condizioni laviche tanto da non essere pari ad altri terreni, tanto è la fecondità del nostro terreno. E noi ci abbiamo fatto i centri commerciali, ci abbiamo fatto il Campania.

LS 141: D’altra parte, la crescita economica tende a produrre automatismi e ad omogeneizzare, al fine di semplificare i processi e ridurre i costi. Per questo è necessaria un’ecologia economica, capace di indurre a considerare la realtà in maniera più ampia. Infatti, «la protezione dell’ambiente dovrà costituire parte integrante del processo di sviluppo e non potrà considerarsi in maniera isolata». Ma nello stesso tempo diventa attuale la necessità impellente dell’umanesimo, che fa appello ai diversi saperi, anche quello economico, per una visione più integrale e integrante. Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente. C’è una interazione tra gli ecosistemi e tra i diversi mondi di riferimento sociale, e così si dimostra ancora una volta che «il tutto è superiore alla parte»

 

Non si può fare un’analisi dei problemi ambientali senza un’analisi problemi umani. Questa è una città continua solo per chi ha l’automobile, per gli altri è impenetrabile.  

 

LS 142: Se tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana: «Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali». In tal senso, l’ecologia sociale è necessariamente istituzionale e raggiunge progressivamente le diverse dimensioni che vanno dal gruppo sociale primario, la famiglia, fino alla vita internazionale, passando per la comunità locale e la Nazione. All’interno di ciascun livello sociale e tra di essi, si sviluppano le istituzioni che regolano le relazioni umane. Tutto ciò che le danneggia comporta effetti nocivi, come la perdita della libertà, l’ingiustizia e la violenza. Diversi Paesi sono governati da un sistema istituzionale precario, a costo delle sofferenze della popolazione e a beneficio di coloro che lucrano su questo stato di cose. Tanto all’interno dell’amministrazione dello Stato, quanto nelle diverse espressioni della società civile, o nelle relazioni degli abitanti tra loro, si registrano con eccessiva frequenza comportamenti illegali. Le leggi possono essere redatte in forma corretta, ma spesso rimangono come lettera morta. Si può dunque sperare che la legislazione e le normative relative all’ambiente siano realmente efficaci? Sappiamo, per esempio, che Paesi dotati di una legislazione chiara per la protezione delle foreste, continuano a rimanere testimoni muti della sua frequente violazione. Inoltre, ciò che accade in una regione esercita, direttamente o indirettamente, influenze sulle altre regioni. Così per esempio, il consumo di droghe nelle società opulente provoca una costante o crescente domanda di prodotti che provengono da regioni impoverite, dove si corrompono i comportamenti, si distruggono vite e si finisce col degradare l’ambiente.

 

Se le istituzioni sono bloccate nelle minacce, negli interessi personali, tutto ciò ha conseguenze sull’ambiente, su noi che siamo sopravvissuti ma garantiti perché potremo mangiare stasera. E per i non garantiti come funziona? Questi agonizzano.

Le leggi rimangono come lettera morte, perché si fa il contrario di quanto prevede la legge. Si fa il contrario di quanto dice la legge. Tutto è correlato, quello che avviene qui ha ripercussioni sul resto del pianeta, e le ripercussioni le vediamo. Quello che accade sulla quantità di cacao nel cioccolato stabilito in Unione Europea ha conseguenze in Africa nei paesi a monocoltura. Dove si decidono i prezzi del cacao, e quindi la vita e la morte degli esseri umani? a Londra, da persone perbene che non si pongono il problema. Quello che sembra un problema di gusto, è una tragedia per milioni di esseri umani. Quella lettera che spostano, ha conseguenze mortali per milioni di esseri umani.

 

  1. ECOLOGIA CULTURALE

LS 143: Insieme al patrimonio naturale, vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. È parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile. Non si tratta di distruggere e di creare nuove città ipoteticamente più ecologiche, dove non sempre risulta desiderabile vivere. Bisogna integrare la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’identità originale. Perciò l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. In modo più diretto, chiede di prestare attenzione alle culture locali nel momento in cui si analizzano questioni legate all’ambiente, facendo dialogare il linguaggio tecnico-scientifico con il linguaggio popolare. È la cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo, che non si può escludere nel momento in cui si ripensa la relazione dell’essere umano con l’ambiente.

 

L’Ecologia culturale è ugualmente minacciato, ma nelle nostre terre il patrimonio culturale è distrutto, non solo minacciato. Il nostro patrimonio è stato già compromesso, ed è un patrimonio perduto per sempre.  

 

LS 144:  La visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità. Per tale ragione, pretendere di risolvere tutte le difficoltà mediante normative uniformi o con interventi tecnici, porta a trascurare la complessità delle problematiche locali, che richiedono la partecipazione attiva degli abitanti. I nuovi processi in gestazione non possono sempre essere integrati entro modelli stabiliti dall’esterno ma provenienti dalla stessa cultura locale. Così come la vita e il mondo sono dinamici, la cura del mondo dev’essere flessibile e dinamica. Le soluzioni meramente tecniche corrono il rischio di prendere in considerazione sintomi che non corrispondono alle problematiche più profonde. È necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture, e in tal modo comprendere che lo sviluppo di un gruppo sociale suppone un processo storico all’interno di un contesto culturale e richiede il costante protagonismo degli attori sociali locali a partire dalla loro propria cultura. Neppure la nozione di qualità della vita si può imporre, ma dev’essere compresa all’interno del mondo di simboli e consuetudini propri di ciascun gruppo umano.

 

C’è un’omogeneità delle culture indebolendo le culture locali. Per capirlo, basta entrare da Mcdonald’s: troveranno gli stessi panini presenti in tutto il mondo. Realmente siamo davanti ad un progetto di uniformità consumistica che è uniformità mentale, mentre noi dovremmo curare la permanenza delle nostre differenze che sono una ricchezza se le avvertiamo come una ricchezza.

Il Papa ci invita alla prevenzione, non solo al sintomo. Perché ci sono queste patologie? Perché l’acqua, innalzando i parametri di volta in volta, è sempre più tossica. Il punto di partenza è la prevenzione economica. 

 

 

LS 146:  In questo senso, è indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali. Non sono una semplice minoranza tra le altre, ma piuttosto devono diventare i principali interlocutori, soprattutto nel momento in cui si procede con grandi progetti che interessano i loro spazi. Per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori. Quando rimangono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura. Tuttavia, in diverse parti del mondo, sono oggetto di pressioni affinché abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura.

 

In alcuni paesi le persone sono costrette ad emigrare per lasciare spazio all’allevamento ed all’agricoltura. C’è poi l’ecologia della vita quotidiana, il principio del bene comune, la giustizia tra le generazioni. 

 

È evidente che la scuola così come concepita è una scuola che risponde al contrario. Gli insegnanti sono sempre meno significativi all’interno di un’azienda. Quando un dirigente scolastico parla di azienda, siamo fuori strada. Due cose non possono mai essere aziende: l’ospedale e la scuola. Questo modello manifesta qual è l’obiettivo: la produzione e l’abbassamento del senso critico. Noi abbiamo bisogno di giovani con senso critico, che imparano a pensare; e invece l’obiettivo non è la formazione, ma la formazione all’esecuzione. La parrocchia può essere sia stimolo, sia alternativa formativa alla pura e semplice esecuzione. Se riusciamo a fornire ai giovani la possibilità di senso critico, ossia di comprendere la realtà, allora riusciamo a smuovere – ad andare contro il senso del mondo. Dobbiamo andare contro-corrente e il resto ci sarà dato come dono. Imparare ad andare contro-corrente ed essere segno di contraddizione perché abbiamo cura delle persone. Se il punto finale di un’istituzione è l’accertamento delle competenze, siamo fuori strada. Come sono cambiate le tue idee grazie alle cose che hai imparato e quando hai capito che ciò che pensavi era sbagliato? Con i cittadini senza memoria, si può fare di tutto. Lo studio deve essere indirizzato ad una formazione di senso critico; imparare di meno, ma con l’idea di scavare oltre la superficie. Dobbiamo liberarci della menzogna. Bisogna avere uno spirito critico. 

Danilo dolci è un pacifista che in Sicilia ha fatto un lavoro di rivoluzione. Nella società c’è bisogno del lavoro maieutico,  dove la verità bisogna trovarla insieme. Nel lavoro maieutico di ascolto ci sono idee inespresse che anche un analfabeta può dire. Il Papa ha fatto un richiamo sul Sinodo: non deve richiamare il 3-5% delle persone che sono in parrocchia, ma l’altro 97% che non sta in parrocchia. L’idea del Papa è che l’incontro fa venire fuori le buone idee. 

V – Alcune linee di orientamento e di azione

Due premesse per entrare nel capitolo V della Laudato Sii:

1)     Nei capitoli precedenti il Papa cerca di sdoganare il tema ambientale dalla questione eco-sistemica. Uno dei grandi problemi è credere che doveva succedere così, usando questa espressione neutra: succede che si inquinano le acque, succede che si inquini l’aria, che vengano meno delle specie naturali. Fino al 2015 molto presente tra noi era l’idea che certe cose accadono; c’erano dei movimenti di base che ci hanno fatto accorgere che nulla succede a caso, però tendenzialmente l’idea era quella di dire che accade. Il compito che il Papa ha avuto ha sottolineato che certe cose non succedono per caso: c’è un’unica sola crisi etica che porta ad un rapporto sbagliato con l’ambiente che è l’origine dell’inquinamento. Il Papa riconduce la crisi ambientale ad una crisi morale. Non è solo un problema eco-sistemico ma essenzialmente un problema morale, e riguarda la responsabilità etica delle persone direttamente o indirettamente che inquinano. Questa è una rivoluzione dell’ambito credente. Viviamo infatti in un contesto dove, quando una persona che oggi muore di tumore, e sono tante , si fa un duplice discorso: da un lato ci arrabbiamo e dall’altro facciamo un discorso parallelo dove il Signore ha chiamato a sé quella persona. Diamo un risvolto fideistico alla morte di una persona; cerchiamo di spiritualizzare qualcosa che richiederebbe un intervento più diretto. Invece di trovare una strada di rivoluzione perché altri non facciano quella fine, noi mistifichiamo dicendo che il Signore ha voluto un altro angelo. Qui si spezza il legame inquinamento-tumore-morti. Il Papa ha riconciliato l’ordine con un’esperienza di responsabilità a servizio del creato. Tu hai una responsabilità di fronte al Creato. Quello che accade intorno a te non è una questione eco-sistemica. Non si può più parlare dei problemi ambientali in forma impersonale. 

 

2)     La seconda realtà che il Papa aiuta a cogliere è il tema della teologia della creazione: Dio non è il tuo nemico, quello che non c’entra con la creazione, ma è colui che ti ha donato questa creazione. Bisogna sdoganare un’idea materialista della creazione. La creazione non è solo un ambiente circostante, ma un dono. Hai una responsabilità verso Colui che te l’ha donata. Responsabilità e teologia diventano una modalità concreta di mettere una persona al centro del creato. La persona è garante della salute del creato. C’è da cogliere anche un aspetto positivissimo. Il Papa è stato profetico. Il fatto che la creazione fosse personale e che la responsabilità dei cambiamenti fosse umana lo sperimentiamo nella fase più acuta del lockdown dove era tutto chiuso e le emissioni di inquinamento erano ridotti. Si respirava di più. La domanda era: c’è dunque una responsabilità umana? Non è solo una questione di movimenti della terra. L’uomo ha un’incidenza non marginale sulle questioni ambientali. Nel concreto, questo collegamento non lo viviamo nel concreto del nostro impegno a servizio dell’ambiente. Nel capitolo 5 il Papa arriva ad una prospettiva concreta: assodata la responsabilità umana, che queste realtà non siano solo eco-sistemiche, come facciamo per recuperare un corretto rapporto con l’ambiente? Concretamente il mondo che può fare per ristabilire un’azione sana col creato?

Ci sono tre parole-chiave in questo capitolo nel documento:

1)     La prima parola è: dialogo. Il Papa la usa in tutti i paragrafi del capitolo. Facciamo attenzione per come la usa il Papa. La intende come dialogo con tutte le agenzie preposte per la salvaguardia del creato; parla della politica come della religione. Estende la giornata del creato a tutta la chiesa in dialogo con la chiesa d’Oriente. Tutto è collegato. Recuperare questo dialogo collegandolo alla teologia della creazione: uno dei punti su cui mettersi d’accordo è l’idea che abbiamo di Dio. Dobbiamo dialogare col mondo restituendo all’ambiente una sua derivazione da Dio. Da dopo la rivoluzione francese, le questioni ambientali sono state tolte dall’ambito di Dio. i testi di Genesi 1 e Genesi 2 si trovano infatti in un contesto complicato, in una cultura che ha reso religione la scienza. Da bambini, per esempio, finivamo la terza elementare di mattina indottrinati dalla teoria di Darwin; andavamo di pomeriggio al catechismo e la catechista ci dice che l’uomo è stato creato al sesto giorno. Il Papa quando parla di dialogo sta dicendo che, per poter dialogare col nostro mondo, abbiamo bisogno di recuperare un’idea di trascendenza, un’antropologia che non riduca l’uomo alla materialità delle cose che fa. Questo dialogo si fa con le religioni e con le altre confessioni cristiane. Oggi c’è un problema, la perdita della trascendenza. L’uomo dal ‘700 in poi non accetta l’esistenza di qualcosa che vada oltre il materiale, l’immediato. Il Papa dice che abbiamo bisogno di dialogare con la scienza per recuperare un’idea di ulteriorità e trascendenza che supera una logica immanentista. Uno dei problemi fondamentali è la logica immanentista dove a noi uomini del 2022 ci manca una prospettiva di trascendenza: la storia è quello che vivo adesso, finisce con me. Noi dovremmo lavorare per la generazione del futuro, quando noi siamo la generazione che fa del “cogli l’attimo” il centro della sua vita. È qui il cortocircuito, la perdita di un di più rispetto all’immediato fa in modo che il reale cambiamento non avvenga mai. Il Papa fa anche un altro passaggio: questa carenza di dialogo ha causato un perdita degli accordi politici. Negli anni passati le nazioni unite hanno tentato di siglare accordi per la riduzione di gas dannosi per l’ambiente. Questi accordi sono saltati per la maggior parte perché l’ambito che prevedono supera le legislature: oggi devo fare qualcosa di buono che si realizzerà tra venti governi. Ecco il superamento di una realtà che guardi all’immediato. Dialogo politico bloccato; accordi che presuppongono un investimento di risorse per il futuro, per benefici che avrai a scalare negli anni. Dialogare significa dialogare con le religioni, con la scienza, con le future generazioni, in un dialogo che sia trasversale.

 

2)     La seconda parola-chiave è: discernimento. Non basta che una cosa sia fattibile, ma dobbiamo iniziare a porci la domanda : questa cosa che posso fare con quali costi, quali problemi, quali conseguenze vengono fuori? Discernimento significa che una realtà – per esempio una fabbrica – presuppone un tempo in cui si fermi a fare discernimento. Un tempo bastava che quella cosa la potessi fare, e la facevo. L’unico criterio era quello economico. Il Papa dice di superare l’unico criterio economico, introducendo altri criteri in questo unico grande discernimento a servizio dell’ambiente. Un criterio è : che impatto ha? Non basta che sia economico. Colui che vuole superare la crisi ecologica deve inserire il criterio ecologico: quanto impatta sulla vita degli altri? Facciamo un esempio: dagli anni ‘70 in poi si usava l’amianto perché capirono che era un prodotto a basso costo che consentiva una durata alta e che dava anche un buona impermeabilizzazione. Nessuno si poneva il problema di porre altri criteri per fare delle coperture. Abbiamo sperimentato che l’amianto ha effetti collaterali non irrilevanti, come con i tumori, dove c’è un nesso di causalità. Smaltirlo produce die costi, quindi nascondiamo l’amianto, mettiamolo da parte. Da lì avremmo dovuto imparare un criterio di discernimento: il basso costo è l’unico criterio? La sicurezza della casa è l’unico criterio? È dannoso, è sostenibile, provoca tumori? Abbiamo ministeri per la transizione ecologica, ma nell’ordinario delle nostre realtà si ragiona col criterio economico. Capita con le ruote della macchina. Qual è il criterio di riferimento? Risparmio 50 euro, ma mi sono posto il problema che quei 50 euro sono lo smaltimento delle ruote precedenti. Così, io sono responsabile di aver scelto un costo che era inferiore perché mancavano i costi di smaltimento. Il problema dei rifiuti chiama in causa la mia responsabilità. Devo discernere le mie azioni non solo col criterio economico, ma col criterio di come impatta sulla vita delle persone. Per questo fa riferimento all’autoreferenzialità, all’egoismo: ti interessa realmente che le tue azioni abbiano una conseguenza sugli altri? Mi pongo il problema di come viene prodotto quel capo di abbigliamento? Perché smaltire ha un costo così alto? Di fatto, è un istigazione al reato. Per questo il Papa delle complicità a livello politico-amministrativo, perché abbattere il costo dello smaltimento ridurrebbe l’incentivo alla disonestà.

 

3)     La terza parola è: cambiamento di stile di vita. Il Papa, parlando di conversione, parla di un cambiamento di stili di vita. Parlare di soluzione della crisi ambientale non può non tener presente un cambiamento personale. Qui il Papa parla di un’ecologia integrale, dove la persone è coinvolta in questo cambiamento a partire dalle abitudini pratiche che accendono la nostra attenzione al mondo intero. Il Papa fa esempi come la luce, lo spreco, l’uso della macchina. Tutto questo presuppone un cambiamento degli stili di vita, dove non sono io al centro al mondo, ma mi ricolloco nel rapporto con me stesso, con gli altri, con Dio, con il Creato. 

Tre parole chiave: dialogo, discernimento, conversione. Tre parole per dire qualcosa che chiama la nostra responsabilità. 

VI – Educazione e spiritualità ecologica

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